Il Progetto
Il progetto nasce dopo un lungo studio sul territorio dell’Alto Belice Corleonese e sulle risorse materiali e immateriali legate al tema storico-religioso. Esso si costituisce di un itinerario che ripercorre i luoghi in cui visse San Bernardo da Corleone dal 1631, anno in cui prense il saio nel convento di Caltanissetta, fino alla sua morte nel 1667, a Palermo. Il suo peregrinare verso i conventi della Provincia Religiosa Dei Frati Minori Cappuccini Di Palermo[1] è stato così ripercorso attraverso antichi tracciati viari, le Regie Trazzere[2], che partono da Corleone e si allargano su tutta la Sicilia occidentale in direzione delle tappe finali: Sciacca, Palermo, Caltanissetta, Castelvetrano e Agrigento.
Il peregrinare di San Bernardo da Corleone tra un convento e l’altro ha prodotto, in termini di idea progettuale, un itinerario che, partendo da Corleone, si dirama verso i conventi più lontani. La partenza da Corleone vuole ricordare che il santo partì proprio dalla sua città natale alla volta di Caltanissetta, ove fu ordinato frate, e che spesso rivisitò prima di raggiungere altre destinazioni. Qui si possono visitare i luoghi legati alla vita del santo, come ad esempio, Piazza Soprana e Piazza Sottana ove si svolse il famoso duello con Vito Canino, fatto realmente accaduto che si dice abbia ispirato il personaggio di Fra Cristoforo raccontato nei Promessi Sposi da Alessandro Manzoni.
Inoltre si vuole promuovere anche una nuova identità alla citta stessa, che verrebbe visitata come meta di pellegrinaggio. Corleone infatti è detta “Città delle Cento Chiese”, qui vissero due santi, oltre a San Bernardo, nacque anche San Leoluca.
Ma il progetto non ha carattere esclusivamente religioso, anzi, attraverso l’idea del pellegrinaggio si vuole valorizzare il patrimonio culturale, naturalistico e rurale di una Sicilia interna tutta da scoprire. Il pellegrinaggio è una modalità di viaggio che ben si presta alla visita di piccoli paesi in cui la traditone religiosa è molto ricca, il turismo è ancora poco sviluppato, e vi sono una eccezionale presenza di beni artistici, monumentali che necessitano di essere conservati, e allo stesso tempo rivalutati in termini di sviluppo locale sostenibile.
Il progetto “Sulla orme di San Bernardo” è stato pensato come un strumento in grado di inserirsi nel territorio, al fine di riattivate tutte quelle risorse dimenticate, e quindi, produrre sviluppo locale nei territori che attraversa. La relazione che si instaura tra tutti gli elementi e il Cammino è simile a un’osmosi, dalla quale tutti traggono beneficio. Da un lato, infatti, il Cammino può sfruttare la presenza delle risorse presenti nel luogo per attirare maggiori visitatori, e dall’altro queste beneficeranno di questo nuovo elemento allontanando ogni forma di abbandono e di degrado.
Il Primo Cammino, da Corleone a Sciacca, di circa 120 km, fa tappa lungo i comuni di Campofiorito, Bisacquino, Giuliana, Chiusa Sclafani, Palazzo Adriano, Bivona, Burgio, Caltabellotta, Sciacca.
Il secondo, da Corleone ad Agrigento, ripercorre le stesse tappe del primo cammino fino a Bivona, per poi aprirsi in una ulteriore diramazione, attraversando i comuni di Alessandria della Rocca, San Biagio Platani, Raffadali fino ad Agrigento, luogo in cui visse San Bernardo nel 1644.
Il terzo, da Corleone a Castelvetrano, ha tra le sue tappe il comune di Sambuca di Sicilia dove il Santo visse nel 1639.
Il quarto, da Corleone a Palermo, si dirige verso Palermo lungo un itinerario che fa tappa nei due conventi in cui visse il santo a Partinico nel 1651 e in quello di Palermo fino alla morte.
Il quinto, Corleone/Caltanissetta, attraversa Ciminna, in cui il santo visse nel 1641 e Castronovo di Sicilia in cui il Santo visse nel 1637,1643 e 1649 e dove compì il famoso miracolo del Crocifisso.
I cinque cammini così definiti possono essere percorsi a piedi in bici o a cavallo, privilegiando quella che si definisce slow mobility, ovvero mobilità dolce. Questo progetto vuole infatti promuovere la riscoperta del camminare e dell’immergersi nella natura a passo lento divenendo un progetto di turismo religioso, ma anche naturalistico e culturale.
Un percorso di slow mobilty, dunque, da compiersi a piedi, a cavallo o in bici. La “slow mobility” è un concetto che si lega ad un approccio consapevole ai luoghi, alle tracce identitarie, storiche, paesaggistiche che caratterizzano il territorio e lo rendono un bene culturale in senso pieno. In quest’ottica la riscoperta di itinerari e percorsi “slow” può inserirsi in un progetto di turismo sostenibile, ben diverso dalla formula “mordi e fuggi”, espressione di una logica consumistica e commerciale che ha determinato, nel tempo, pesanti conseguenze in termini di crisi delle risorse e dei valori locali. L’idea di uno sviluppo territoriale che riesca a valorizzare le risorse locali non solo materiali ma anche e soprattutto culturali passa necessariamente attraverso la rivalutazione della mobilità lenta.
Il cammino agisce sul territorio attraverso azioni che mirano a dare nuova identità ai luoghi e alle comunità locali, a produrre una base economica più sostenibile, a far conoscere le potenzialità di questi luoghi, ad attivare un processo capace di creare innovazione, scambi culturali, attività commerciali innovative e che attivi la propensione della popolazione residente alla mobilitazione e alla cooperazione per vincere la sfida contro la marginalità.
Lungo tutto il tracciato saranno predisposti elementi di segnaletica, anche all’interno dei centri urbani, che forniscono la direzione del cammino e le indicazioni utili più prossime.
L’organizzazione del cammino prevede che in ogni tappa ci sia la possibilità di pernottare presso i conventi francescani o presso le strutture ricettive convenzionate che aderendo al progetto, applicheranno un prezzo ridotto.
Grazie al patrocinio e alla partecipazione attiva delle amministrazioni locali, degli assessorati regionali, e dell’Ufficio Demaniale Delle Regie Trazzere, del Comando del Corpo Forestale si assicura che i tracciati siano sempre transitabili e protetti. Inoltre in ogni Comune tappa del cammino ci saranno sempre dei soggetti referenti del progetto pronti a dare supporto ai pellegrini.
Le distanze tra una tappa e l’altra, agevolano il cammino con percorsi brevi, che così possono essere facilmente fruite da tutti i pellegrini, senza limiti di età né di preparazione fisica. Inoltre le percentuali di asfalto lungo tutto il tracciato sempre relative all’ingresso e all’uscita di ogni centro abitato.
L’organizzazione del cammino prevede che in ogni tappa ci sia la possibilità di pernottare presso i conventi francescani o presso le strutture ricettive convenzionate che aderendo al progetto, applicheranno un prezzo ridotto.
Ogni singolo cammino verrà accuratamente descritto in una Guida del pellegrino in cui saranno riportate nel dettaglio tutte le informazioni sul tipo di tracciato, su cosa vedere, dove dormire, dove mangiare, dove visitare le opere d’arte dedicate al santo, gli itinerari urbani legati alla sua vita, ecc.
Il progetto così descritto risponde al Primo Principio della Carta di Lanzarote sul turismo sostenibile:
“Lo sviluppo del turismo deve essere basato sul criterio della sostenibilità, ciò significa che deve essere ecologicamente sostenibile nel lungo periodo, economicamente conveniente, eticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali.”
“Sulle orme di San Bernardo, Cammini di fede, arte e natura” risponde in pieno a questi dettami poiché rispetta tutte le caratteristiche di sostenibilità sopra dette.
La sostenibilità ambientale è garantita dal rispetto dei luoghi, non viene costruito nulla e tutto ciò che il territorio offre viene valorizzato. Inoltre i pellegrini sono notoriamente dei turisti responsabili e quindi il loro passaggio non lascia mai tracce di inquinamento.
La sostenibilità economica è garantita dai bassi costi di gestione degli itinerari, e dallo sviluppo economico, a medio e a lungo termine, che il progetto produrrà nei singoli centri abitati, tappa del cammino.
La sostenibilità etica e sociale è garantita dal rispetto degli usi e costumi dei luoghi, anzi nasce proprio dalla ricerca di elementi storici e sociali insiti nel territorio interessato. Ed inoltre va a contrastare lo spopolamento dei piccoli centri urbani e a favorire nuove opportunità di lavoro per gli abitanti.
[1] L'Ordine (o Fraternità) dei Frati Minori Cappuccini, quanto al governo, si divide in Province, Viceprovince, Custodie, Delegazioni e case (o fraternità locali). La Sicilia è divisa in tra provincie: Palermo, Siracusa e Messina.
[2] Con il termine trazzere, la cui etimologia le lega strettamente al termine tratturo (dal latino tractus) si denominano le trazzere del Demanio Regio che collegavano tra di loro, sino alla costruzione delle strade carrozzabili iniziate a costruire in Sicilia a partire dal 1779, e poi delle Strade Statali del XX secolo, quasi tutti i centri abitati della Sicilia che possedevano un interesse regionale. Tratto da: Luigi Santagati (2006), Viabilità e topografia della Sicilia antica, Volume I, La Sicilia del 1720 secondo Samuel von Schmettau ed altri geografi e storici del suo tempo, Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione
[3] Principio n.1 della Carta di Lanzarote, adottata nell’ambito della Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile, 1995
[4] M. Carta (2016), Patrimonio e Creatività, ListLab.
del XX secolo, quasi tutti i centri abitati della Sicilia che possedevano un interesse regionale. Luigi Santagati (2006),